Verso una proroga del PNRR oltre il 2026?

Nonostante non sia un’ipotesi attualmente sul tavolo dei lavori tra Governo e Commissione Ue, e nonostante nessuna voce del Governo si sia espressa ufficialmente al riguardo, si discute molto in questi giorni di una possibile proroga del PNRR oltre il 2026.

I motivi che rendono questa proroga necessaria sono descritti negli articoli a pagina 14 del Sole 24 Ore dell’ 8 marzo 2022: variabili esogene come la guerra in Ucraina, la crisi energetica, i costi delle materie prime, la crescita debole; variabili endogene come la lievitazione dei costi, il ritardo che alcuni progetti cominciano a segnare, l’incapacità delle amministrazioni locali che (soprattutto al Sud) comincia a venire fuori e la conseguente necessità di prorogare i termini degli avvisi per gli asili nido e per l’economia circolare.

A parlare apertamente di proroghe sono stati il Presidente di Confindustria Bonomi, il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga, il capogruppo Pd in commissione Finanze del Senato, Gianni Pittella, già europarlamentare e vice presidente del Parlamento Ue.

Cosa è possibile secondo le regole attuali? Al momento una proroga del PNRR oltre il 2026 non è consentita dal Regolamento dell’RRF (Regolamento 2021/241). Tuttavia, all’articolo 21 del Regolamento si presenta uno spiraglio: il così detto “redeployment”. Si tratta della ridistribuzione dei fondi PNRR concentrandoli maggiormente sugli obiettivi con maggiori garanzie di realizzazione, prelevandoli da quelli più a rischio.

In tal caso la Commissione avrebbe due mesi di tempo per valutare le modifiche e quindi proporre al Consiglio il parere. Questa potrebbe essere la strada più logica, specialmente per gli obiettivi della transizione energetica, definiti in condizioni e in un’epoca molto diverse da quelle attuali.