La struttura “a rimborso”, che dovrebbe compensare le risorse già spese dagli enti locali, sta incontrando difficoltà operative, soprattutto in relazione alle opere comunali. Durante una riunione tenuta all’Anci alla fine della scorsa settimana, i sindaci delle Città metropolitane, direttamente interessate dal problema, hanno sollevato all’unisono la questione della liquidità. I tempi prolungati nei pagamenti da parte dei ministeri rappresentano solo una parte del problema, il quale ha anche una dimensione strutturale legata agli anticipi. Da oltre un anno, le amministrazioni locali lamentano un deficit di liquidità iniziale in molti investimenti. Le imprese richiedono generalmente un anticipo pari al 30% del valore dell’opera, mentre da Roma arriva solitamente non più del 10%. Di conseguenza, l’anticipazione al 30% diventa ora una delle richieste chiave in vista del nuovo decreto sul Pnrr, atteso a gennaio. Per i 1,6 miliardi di Piani urbani integrati esclusi dal Pnrr, sembra che la soluzione possa giungere attraverso il Piano nazionale complementare, il gemello domestico del Recovery nato per finanziare infrastrutture, comprese quelle stradali, non contemplate nel programma europeo. |