Uno studio di Fpa ha esaminato l’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) sul pubblico impiego, rivelando che il 57% dei dipendenti, pari a 1,85 milioni di persone, è “molto esposto” alle novità tecnologiche. Mentre l’AI potrebbe arricchire il lavoro di 1,5 milioni di dipendenti, 218mila posti sono a rischio sostituzione, soprattutto tra impiegati e quadri amministrativi. Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha sottolineato che l’innovazione tecnologica deve essere vista come un’opportunità per lo sviluppo, nonostante il sindacato Fp-Cgil insista sulla necessità di nuove assunzioni per affrontare l’emergenza occupazionale. Lo studio, presentato al Forum Pa a Roma, utilizza metodologie dai principali studi internazionali per valutare il grado di coinvolgimento dei vari profili lavorativi con l’AI, distinguendo tra “complementarità” (arricchimento del lavoro umano) e “sostituzione” (rimpiazzo). Tra i più esposti, vi sono dirigenti scolastici, magistrati, architetti, ingegneri e ragionieri. I ruoli più ripetitivi sono i più a rischio, mentre quelli strategici o creativi potrebbero trarre maggiori benefici dall’AI. |