Nonostante gli importanti investimenti previsti dal PNRR nel settore delle infrastrutture ferroviarie, i bandi di gara con importi superiori a 40 milioni, da settembre in poi, hanno incontrato una scarsa risposta da parte dei costruttori. In passato, l’annuncio di un avviso di chiamata avrebbe scatenato la concorrenza tra le imprese, ma i costruttori non sembrano rispondere più come un tempo a questo tipo di annunci. La mancata affluenza di risposte ha la nefasta conseguenza di mettere a rischio la tempistica prevista per l’attuazione degli investimenti. Una tale situazione è riconducibile alla crisi economica del 2008 che ha decimato il settore delle costruzioni riducendone il numero di grandi imprese partecipanti alle gare d’appalto. In aggiunta, va considerato come le medie imprese abbiano difficoltà a trovare cauzioni e garanzie necessarie per partecipare alle competizioni. Ciò impedisce loro di prendere parte alle gare e influisce sui tempi di definizione dei contratti dopo l’assegnazione. Di conseguenza, la media dei partecipanti a una competizione è scesa a 3,5. In questo contesto emergono due rischi principaldi: ritardi nella catena dei tempi causati da proroghe già concesse sulla scadenza iniziale dei bandi e la possibilità che le poche imprese che partecipano alle gare portino ad una forte concentrazione dei cantieri finanziati dal Recovery in poche mani con il conseguente rischio di effetto domino in caso di eventuali difficoltà. Gli emendamenti al decreto PNRR-3 approvati dal Senato prevedono lo svincolo progressivo della cauzione definitiva per i contratti in corso di esecuzione affidati dalle stazioni appaltanti che operano nei settori speciali come Rfi. Infine, si sta lavorando per coinvolgere Sace e prevedere la possibilità di avvalersi di riassicuratori e controgaranti del mercato privato al fine di ottimizzare la gestione del rischio. Si tratta di iniziative che potrebbero aiutare a prevenire il problema, ma la loro efficacia definitiva resta tutta da scoprire.