La pubblica amministrazione italiana, ma anche quella di altri paesi EU dovrà produrre una vera e propria mutazione genetica per costruire un modello efficace di progettualità per accedere ai fondi del Next Generation EU (NGEU). Poiché si tratta di definire in tal modo una nuova politica economica nazionale, ma soprattutto europea, non è solo un problema di appropriata selezione di progetti, quanto di una corretta finalizzazione di questi e successivamente di attuazione. A tal fine l’Europa ha fissato i criteri, sintetizzati nella terminologia delle transizioni, ecologica e digitale, e della coesione ed inclusione sociale. Ha inoltre dettato le linee che le Amministrazione responsabili dei progetti dovranno seguire per portare a termine tutti gli adempimenti richiesti dal Regolamento.
L’invio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) alla Commissione, entro i termini stabiliti del 30.4, è il primo passo di un lungo percorso che si snoderà per anni. Ciò che rileva è che le Amministrazioni siano state, all’atto della presentazione dei progetti, consapevoli della necessità di far discendere i progetti, non solo e non tanto dalla ricostruzione delle rovine al tessuto economico provocate dalla pandemia Covid-19, quanto dai nodi strutturali che impediscono al nostro Paese di crescere a tassi potenziali capaci di elevare il livello di benessere dei cittadini, soprattutto quelli delle generazioni future. Il nostro paese è “al palo” da più di 20 anni, da quando cioè non si è saputo concretizzare le esternalità positive che derivavano dall’ammissione nell’area Euro.
A questo scopo merita segnalare un’iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze che ha diffuso un Rapporto[1] contenente una serie di progetti di investimento e interventi di transizione economica, per la Toscana, presentati in un Seminario pubblico a Marco Buti, Capo di Gabinetto del Commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni. La natura, le specificità dei progetti e il loro carattere innovativo sono funzionali all’idea di mutazione genetica di cui abbiamo parlato. Si è infatti trattato di un esercizio di programmazione economico-sociale che parte dalle criticità della struttura economico-sociale della regione, per superare le quali si è proposto di avviare le transizioni economiche del NGEU, da sviluppare con una serie di investimenti con queste strettamente coerenti.
Altro elemento innovativo è rappresentato dal metodo bottom-up per la scelta dei progetti, non ad opera degli uffici pubblici ma originati dalla società civile toscana. Sono stati attivati, a questo scopo un insieme di esperti, provenienti dal mondo dell’impresa e dal mondo accademico, divisi in base alle specifiche competenze, che in poco tempo hanno fornito progetti completi o anche idee progettuali ancora in fieri. Le proposte prefigurano “nuovi progetti”, con il comune carattere di essere innovativi e in grado di attivare il settore privato e il terzo settore dell’economia regionale. Molti di questi possono anche diffondere effetti oltre il territorio regionale e svolgere il ruolo di benchmark per altre realtà territoriali italiane.
I progetti non confliggono con quelli ufficiali presentati dalla Regione o dagli EELL toscani per il PNRR, ma si aggiungono a questi, allargando il “portafoglio-progetti” della Regione, e rimangono valide proposte indipendentemente dall’esito del finanziamento europeo. D’altra parte alla Regione e agli EELL spetta d’ora in poi un compito molto impegnativo, quale “ente locale attuatore”. Il PNRR, infatti, stabilisce (PARTE 3, Cap. 3.2) che ciascuna Amministrazione regionale o comunale è responsabile dell’attuazione degli interventi di sua pertinenza e quindi della regolarità delle relative procedure e spese. Per cui è tenuta ad adottare tutte le misure necessarie a prevenire, correggere e sanzionare le irregolarità e gli indebiti utilizzi delle risorse del PNRR, come frodi e doppio finanziamento pubblico degli interventi. Gli atti, i contratti ed i provvedimenti di spesa adottati dalle Amministrazioni responsabili dell’attuazione degli interventi sono sottoposti ai controlli di legalità e ai controlli amministrativo-contabili previsti dalla legislazione nazionale, cioè la Corte dei Conti. Ma devono anche assicurare la completa tracciabilità delle operazioni e la tenuta di una contabilità separata per l’utilizzo delle risorse. Devono rendere disponibili le documentazioni per le attività di controllo delle apposite strutture centrali di coordinamento per ogni Missione/Componente in cui è suddiviso il PNRR che, oltre a svolgere una funzione di supervisione generale, provvedono anche a rendicontare le spese e l’avanzamento delle fasi dei progetti al MEF e questo alla Commissione Europea.
Una mole di lavoro del tutto innovativa sta dunque per ricadere nelle Amministrazioni locali più propositive, una sfida da cui può dipendere il successo di diverse iniziative. Per assicurare la corretta ed efficace realizzazione dei progetti, le Amministrazioni locali responsabili dei progetti dovrebbero poter attingere da personale esperto assunto a tempo determinato, specificamente destinato alla progettazione alla concreta realizzazione degli interventi, e giovarsi del contributo di esperti esterni appositamente selezionati. Al riguardo, la selezione del personale a tempo determinato è facilitata attraverso l’attuazione dell’investimento 2.1 “Accesso” della Missione 1 del PNRR, che consente al Dipartimento della Funzione pubblica di reclutare profili tecnici ad alta specializzazione con contratti temporanei per l’implementazione dei progetti. Una parte di questi potrebbe essere decentrata a livello di ente locale attuatore. La semplificazione delle norme sul reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni e la velocizzazione delle relative procedure rappresenta, quindi, una delle modalità del miglioramento della capacità amministrativa e tecnica su cui si fonda la riforma della P.A., inserita nello stesso PNRR.
In conclusione, gli enti locali dovrebbero avere attinto i loro progetti da proposte in linea con logica NGEU, come quelli indicati nel Rapporto FCRF, e dovrebbero essere dotati degli strumenti necessari, così come previsto del PNRR, cercando di evitare, almeno stavolta, i rimbalzi di responsabilità centro-periferia.
[1] “Progetti per il Recovery Plan della Toscana”, e-book a cura di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze (FCRF), Firenze, marzo 2021. Il Rapporto, liberamente scaricabile dal sito della FCRF, è stato redatto da Alessandro Petretto, professore emerito dell’Università di Firenze, coordinatore della ricerca, il dottor Gabriele Gori, direttore generale della FCRF e da una gruppo di ricercatori del Master in Economics & Developmemt dell’Università di Firenze. Il contenuto è stato condiviso dal Presidente, Luigi Salvadori, e dal Vice Presidente, Jacopo Speranza, della Fondazione CRF.