Appalti: approvata la legge delega alla Camera. Ora ultimo check al Senato, ma il testo è definitivo

La Camera dei Deputati ha approvato ieri la delega sulla riforma degli appalti pubblici. Il provvedimento – che è definitivo, ma deve tornare al Senato per una ratifica rapida – definisce una griglia di 31 criteri di delega che dovranno essere rispettati nella stesura del nuovo codice. I principali sono riportati sul Sole 24 Ore di oggi, 25 maggio 2022, a pagina 2 e 3:

  • qualificazione e riduzione delle stazioni appaltanti;
  • misure per tutelare le pmi: “suddivisione degli appalti in lotti sulla base di criteri qualitativi o quantitativi”, il “divieto di accorpamento artificioso dei lotti, in coerenza con i princìpi dello Small Business Act europeo” con obbligo di motivare qualora l’eventuale mancata suddivisione e la possibilità per le stazione appaltanti di inserire nei bandi di gara “criteri premiali per l’aggregazione di impresa”, purché “nel rispetto dei principi unionali di parità di trattamento e non discriminazione tra gli operatori economici”;
  • nel caso di forniture provenienti da Paesi extra UE, “misure atte a garantire il rispetto di criteri ambientali minimi e dei diritti dei lavoratori, anche al fine di assicurare una leale concorrenza nei confronti degli operatori economici europei”;
  • la fine del regime di soft law in capo all’Anac: “revisione delle competenze dell’Autorità nazionale anticorruzione in materia di contratti pubblici, al fine di rafforzarne le funzioni di vigilanza sul settore e di supporto alle stazioni appaltanti”
  • “l’obbligo per le stazioni appaltanti di inserire nei bandi di gara, negli avvisi e inviti, in relazione alle diverse tipologie di contratti pubblici, un regime obbligatorio di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva e non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta, stabilendo che gli eventuali oneri derivanti dal suddetto meccanismo di revisione dei prezzi siano a valere sulle risorse disponibili del quadro economico degli interventi e su eventuali altre risorse disponibili per la stazione appaltante”;
  • una frenata agli appalti integrati (stesso appaltatore per progetto e per esecuzione): “le ipotesi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori” verranno stabilite dal nuovo Codice degli appalti redatto dal Consiglio di Stato;
  • un «forte incentivo al ricorso a procedure flessibili, quali il dialogo competitivo, il partenariato per l’innovazione, le procedure per l’affidamento di accordi quadro e le procedure competitive con negoziazione, per la stipula di contratti pubblici complessi e di lunga durata, garantendo il rispetto dei princìpi di trasparenza e di concorrenzialità»
  • il rafforzamento della clausola sociale che consente la salvaguardia dell’occupazione nel caso di passaggio di un contratto di appalto o di una concessione da un’impresa a un’altra. In particolare, per gli appalti «di servizio ad alta intensità di manodopera» è previsto che «i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti devono contenere l’obbligatoria previsione di specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato».