Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha lanciato il piano “Transizione 5.0”, destinato a incentivare progetti di innovazione tecnologica che combinano digitalizzazione e risparmio energetico, con uno stanziamento di oltre 6 miliardi di euro in crediti d’imposta. Le imprese hanno a disposizione un periodo limitato, dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025, per completare gli investimenti necessari. La complessità dei requisiti, che include un mix di certificazioni e documentazioni da presentare, potrebbe rappresentare una barriera per le PMI. Inoltre, la breve finestra temporale per completare gli investimenti, aggravata dai ritardi nell’implementazione del piano, rischia di escludere molte imprese dai benefici. Le regioni del Mezzogiorno, che storicamente hanno un minore accesso a questo tipo di incentivi, potrebbero essere ulteriormente penalizzate. In passato, con il piano Industria 4.0, due terzi degli investimenti si sono concentrati in tre regioni del Nord Italia (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna), mentre il Sud ha assorbito solo il 20% degli incentivi. Il governo spera di compensare questo squilibrio con il credito d’imposta della Zona Economica Speciale unica del Sud. Un altro elemento cruciale del piano è l’incentivazione della formazione, che torna ad avere un ruolo centrale. Tuttavia, anche qui sono previsti limiti stringenti, con un tetto di spesa di 300mila euro per azienda e un massimo del 10% degli investimenti incentivabili. Anche in questo caso, le piccole imprese potrebbero avere difficoltà a trarre pieno vantaggio dagli incentivi, rischiando di restare indietro nella doppia transizione digitale e green. |