| Il disegno di legge di bilancio ridisegna il piano “Transizione 5.0” puntando sui maxi-ammortamenti al posto dei crediti d’imposta. L’obiettivo del Mimit è l’avvio già a gennaio 2026. La durata oggi copre gli investimenti fino al 31 dicembre 2026, con consegne fino al 30 giugno 2027 se entro il 2026 è versato almeno il 20% d’acconto. In Parlamento si valuta l’estensione di un triennio fino al 2028, o almeno lo slittamento delle consegne al 30 settembre 2027.Sul fronte dei beni agevolabili si va verso un aggiornamento degli elenchi nati con Industria 4.0: entrano tecnologie legate a intelligenza artificiale e cybersecurity e si discute l’inclusione dei software gestionali anche senza il vincolo del risparmio energetico. Riapre anche il tema della clausola “made in EU”: potrebbe rientrare almeno per i beni materiali. Si promette una semplificazione degli adempimenti sulla piattaforma GSE: le comunicazioni ex ante e intermedie saranno alleggerite e non servirà più dimostrare a consuntivo la riduzione dei consumi come nell’attuale 5.0.Il ritorno all’iper-ammortamento riduce l’impatto immediato sui conti, spalmandolo negli anni: zero cassa nel 2026, poi 540,7 milioni nel 2027, 1 miliardo nel 2028, 860 milioni nel 2029, con un calo progressivo fino al 2034. Secondo le stime del Governo, la misura attiverebbe circa 16 miliardi di investimenti: gli immateriali crescerebbero di 2,5 volte fino a 925 milioni, i materiali del 25% fino a 15 miliardi. La platea sarebbe più ristretta – circa il 40% in meno – perché il beneficio favorisce chi è in utile (l’ammortamento abbatte l’imponibile) e non è immediatamente fruibile da chi è in perdita; restano di fatto fuori molte imprese agricole, per cui è previsto un credito ad hoc. In parallelo, la rimodulazione del PNRR definanzia il residuo del 5.0 e libera 4,7 miliardi per coprire, con le regole del vecchio Transizione 4.0, i crediti d’imposta sugli investimenti 2023-2025. |





