MiTE: in arrivo i bandi per le infrastrutture della raccolta differenziata e per gli impianti del riciclo

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore del 21 settembre, il ministero della Transizione Ecologica (MiTE) pubblicherà il 30 settembre i decreti con i criteri di selezione dei progetti relativi agli investimenti per le infrastrutture a supporto della raccolta differenziata e per gli impianti di riciclo. Si tratta di un miliardo e mezzo di euro, di cui 50 miliardi spesi nel 2022, 200 nel 2023, 400 nel 2024, 400 nel 2025 e 450 nel 2026. Il 60% delle risorse sarà allocato al centro-sud, nel rispetto degli obiettivi di coesione territoriale. Gli obiettivi dell’investimento si snodano su tre canali:

  • il miglioramento e meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei comuni;
  • la costruzione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio per i seguenti flussi da raccolta differenziata: rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi in carta.
  • la costruzione di impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per i PAD, i fanghi delle acque reflue, rifiuti di pelle, rifiuti tessili.

Per quanto riguarda i criteri di selezione dei progetti, qualcosa è stato già anticipato nelle schede tecniche inviate alla Commissione ad aprile 2021. Saranno per esempio incandidabili investimenti in impianti di trattamento meccanico biologico/trattamento meccanico (TMB, TBM, TM, STIR, ecc.), inceneritori e combustibili derivati dai rifiuti, nel rispetto del principio di non arrecare danno significativo. Saranno poi esclusi dai finanziamenti le discariche come impianti di smaltimento e i veicoli per la raccolta dei rifiuti. La selezione delle progettualità sarà effettuata dal MiTE e da un rappresentante dell’autorità regionale, con il supporto tecnico di ISPRA ed ENEA, sulla base di una serie di criteri quali: coerenza con la legislazione comunitaria e nazionale e il piano d’azione europeo sull’economia circolare; il miglioramento previsto degli obiettivi di riciclaggio; coerenza con gli strumenti di pianificazione regionali e nazionali; contributo alla risoluzione delle infrazioni dell’UE; sinergia con altre pianificazioni settoriali (ad esempio il PNIEC – Piano nazionale per l’energia e il clima) e/o altre componenti del PNRR; qualità tecnica della proposta.