Le criticità dei comuni nel recupero dei beni confiscati alla mafia e i rischi per il PNRR

La relazione finale dell’inchiesta sui beni sequestrati e confiscati realizzata dal IX Comitato della Commissione bicamerale antimafia e approvata all’unanimità a inizio agosto sottolinea che due terzi dei Comuni con beni sottratti alla criminalità organizzata sul loro territorio non hanno accesso alle informazioni che li riguardano, mentre più di 18mila immobili e quasi tremila aziende aspettano di essere destinati e intanto rischiano di deteriorarsi. I motivi riguardano il mancato utilizzo dei fondi spesso a causa di procedure lunghe e complesse. Solo il 16% dei 68 milioni previsti dal Pon legalità 2014-2020 ha, ad esempio, «trovato effettivo impegno o pagamento». Un altro problema è il deterioramento e la chiusura delle aziende colpite dai provvedimenti giudiziari, che riguarda anche imprese vitali e recuperabili.

Il numero dei beni da destinare tra i beni sequestrati e confiscati è di 18.518 immobili e 2.929 aziende distribuiti in 2.176 Comuni. Dati che fanno riflettere alla luce dell’investimento 2 della M5C3 del PNRR che prevede lo stanziamento di 300 milioni di euro per la riqualificazione e valorizzazione di almeno 200 beni confiscati alla criminalità organizzata per il potenziamento del social housing, la rigenerazione urbana e il rafforzamento dei servizi pubblici di prossimità, il potenziamento dei servizi socioculturali a favore delle giovani e l’aumento delle opportunità di lavoro.