La crisi di Governo e il PNRR: scenari e condizioni per raggiungere gli obiettivi previsti

Dopo la crisi di Governo cosa succederà al PNRR e quali sono le condizioni per raggiungere gli obiettivi previsti?

Innanzitutto bisogna considerare l’ammonimento del Capo dello Stato sul fatto che non sono consentite pause sui temi emergenziali, fra i quali ha indicato il rispetto dei tempi del PNRR.

In questo quadro si colloca la circolare che il Presidente Draghi ha emanato per definire il perimetro dei cosiddetti affari correnti, dove viene espressamente affermato che “il governo rimane altresì impegnato nell’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc). Dovrà in ogni caso essere assicurata la continuità dell’azione amministrativa”.

Dunque le premesse ci sono tutte perché l’attività continui.

Fondamentale sarà la risposta politica ma anche l’apporto che potranno dare dirigenti e funzionari pubblici, interpretando e applicando attivamente il dettato costituzionale che li mette al servizio esclusivo della Nazione con la responsabilità di assicurare il buon andamento dell’amministrazione. In questo momento sono perciò chiamati a impegnarsi come civil servant in modo particolare per assicurare il rispetto dei prossimi obiettivi del PNRR. Ritardi omissioni o complicazioni burocratiche non sono ammesse nei prossimi mesi, anzi la struttura della governance del PNRR, fatta di dirigenti e funzionari di grande valore dovrà dimostrare di girare a pieno ritmo esercitando tutte le attribuzioni che le spettano nell’ambito delle proprie competenze.

Gaetano Scognamiglio, Presidente Promo PA Fondazione- Co-funder OReP

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       Non è tempo per rallentare, il PNRR deve andare avanti. E’ condizione necessaria per il destino dell’Italia e dunque dell’Europa.

Ma il PNRR non è condizione sufficiente per la nostra salvezza. È sufficiente se ci si dà da fare per far sì che impatti positivamente sulla nostra crescita.

       Così ad oggi non è stato. L’Italia rimane, nelle previsioni di Commissione europea e Fondo Monetario Internazionale la maglietta nera della ripresa post-Covid. E non di poco: l’area dell’euro si sarà ripresa del doppio di noi.

        Sappiamo perché così è: perché gli investimenti pubblici previsti dal PNRR tardano a essere messi a terra. Perché? Perché rimaniamo privi di una classe di acquirenti pubblici all’altezza della sfida. Se non consideriamo l’assunzione a tempo indeterminato a salari competitivi di migliaia di giovani professionisti un investimento in capitale umano siamo destinati alla sconfitta del PNRR.

       Ovviamente l’Italia ha bisogno di molti più investimenti pubblici di quelli previsti dal PNRR: è questa la ragione del nostro più che ventennale impressionante declino rispetto agli altri stati membri. Per fare ciò c’è bisogno di allentare la morsa soffocante del rientro maniacale del deficit-PIL per il tramite dell’austerità.

       E potremmo ripartire. Certamente non volare ma viaggiare.

Gustavo Piga, Prof. Ordinario di Economia, Università di Roma Tor Vergata- Co-funder OReP