Lo studio condotto dall’Istat sulla politica di coesione in Italia conferma le valutazioni che hanno portato la Commissione europea a parlare di una “trappola dello sviluppo”. Molte regioni italiane si trovano in una situazione di stallo, non riuscendo a tenere il passo con le regioni più avanzate che si distinguono per la loro capacità di innovazione e di investimento. Allo stesso tempo, queste regioni hanno difficoltà a competere anche con quelle meno sviluppate a causa dei costi del lavoro. L’Istat evidenzia che, ad eccezione della Lombardia che si posiziona poco sopra la media dell’UE al 98º posto, le altre regioni italiane si collocano più in basso nella classifica. Questa situazione riguarda principalmente il livello istituzionale, rappresentando una debolezza nell’attuazione delle politiche pubbliche. Pertanto, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che rappresenta una sfida alla politica di coesione, si è scelto di concentrarsi sulle riforme piuttosto che sui singoli progetti, con particolare attenzione al rafforzamento delle capacità amministrative. L’obiettivo è superare questa sfida implementando le riforme richieste, sia per i fondi di coesione che per il successo del Pnrr. Inoltre, l’analisi dell’Istat rivela un’altra considerazione importante: i dati devono essere interpretati in modo relativo. Sebbene l’Italia sia uno dei principali beneficiari della politica di coesione, in termini di aiuti pro-capite riceve solo una quota quarta rispetto a paesi come il Portogallo, la Repubblica Ceca o l’Estonia. Fino ad ora, il “modello Pnrr” non ha dimostrato di essere l’alternativa adeguata per affrontare queste sfide.