Da Confartigianato e PromoPa
Il tema del futuro dei fondi è particolarmente attuale: il dibattito sulla disponibilità di risorse per la Difesa preoccupa Regioni e imprese, che temono un ridimensionamento della politica di coesione. Confartigianato, in collaborazione con Fondazione Promo Pa, ha analizzato l’uso dei fondi Fesr 2014-2020, utilizzando i dati di OpenCoesione.
I fondi hanno finanziato 109.241 progetti per 29,1 miliardi di euro. La maggior parte dei fondi (62%) è andata a beneficiari pubblici, mentre le micro, piccole e medie imprese hanno ricevuto il 20% (5,8 miliardi).

I progetti delle micro e piccole imprese risultano frammentati (con una taglia media di circa 104.000 euro) e riguardano essenzialmente la voce “Sviluppo dell’attività delle PMI,
sostegno all’imprenditorialità e all’incubazione” (35% del totale dei progetti finanziati) e “Investimenti produttivi generici nelle piccole e medie imprese” (27% dei progetti finanziati).
Si tratta essenzialmente di contributi a fondo perduto, voucher per la partecipazione a fiere, agevolazioni per acquisto di impianti, macchinari, beni strumentali e attrezzature, ristori
dovuti all’emergenza Covid. Molto limitati sono invece i progetti relativi alle tematiche ad alto valore aggiunto , come la ricerca e l’innovazione, il trasferimento tecnologico, le infrastrutture, la transizione verde.
Le micro e piccole imprese infatti sono risultate aggiudicatarie del 49% degli appalti pubblici finanziati con fondi FESR, per un valore complessivo di quasi 4 miliardi di euro. Se aggiungiamo anche le medie imprese arriviamo al 61% dei progetti e al 49% delle risorse. Le micro e piccole imprese sono state dunque attori fondamentali per la spesa transitata attraverso i bandi dei soggetti pubblici, soprattutto nelle linee di intervento relative a infrastrutture sociali, educative e culturali.
Guardando al futuro, Confartigianato propone di incentivare l’aggregazione tra imprese nei bandi, rafforzare la capacità amministrativa, prendendo il meglio dall’esperienza del Pnrr, affidare il ruolo chiave ai Comuni e migliorare le competenze della pubblica amministrazione. Le scelte che prevedono un orientamento verso l’allocazione dei fondi in grandi progetti potrebbero danneggiare notevolmente le mPMI. Le mPMI restano un pilastro della competitività europea e devono rimanere al centro delle politiche di coesione.