I contenuti del Dl infrastrutture al vaglio del CdM entro metà settembre

Sembra confermata la misura contenuta nell’articolo 2 della bozza di luglio, che prevede che le nomine dell’amministratore delegato e della maggioranza del Consiglio dell’Anas siano affidate ad un decreto interministeriale MEF-MIMS. Entra anche un «piano di perequazione infrastrutturale» per il Sud: la ricognizione per individuare i divari più gravi sarà svolta dal MIMS con Regioni ed enti territoriali; le misure correttive entreranno in un piano varato dalla Presidenza del consiglio, in collaborazione con i tre ministri delle Infrastrutture, delle Regioni e del Sud.

Stralciati invece sia l’articolo 3 che prevedeva il passaggio automatico delle risorse del Pnrr destinate a Rfi nella disponibilità della società come «parte integrante del contratto di programma 2022-2026» fra Mims e Rfi; sia l’articolo 7 secondo il quale, in caso di inchiesta giudiziaria per vari reati collegati alla corruzione su grandi opere di importo superiori a 15 milioni facenti parte del Pnrr o del Piano nazionale complementare o di grandi eventi, il presidente Anac avrebbe potuto proporre al prefetto competente il rinnovo degli organi sociali con la rimozione del soggetto coinvolto nelle inchieste, predisporre il commissariamento dell’appalto, o ordinare alla stazione appaltante di trattenere in un apposito fondo il 10% del corrispettivo dovuto.

Ancora assenti le misure più richieste dall’ANCE, come quelle per consentire al settore privato di superare i rincari dei materiali, o un meccanismo che consenta di discutere le compensazioni anche quando escluse dal contratto, applicato anche al Superbonus, per il quale si richiede l’estensione al 2023. Nessun provvedimento nemmeno per favorire una maggiore trasparenza nel ciclo dell’appalto attraverso la pubblicità delle procedure negoziate, così da assicurare anche il rispetto del principio di rotazione.