Le emergenze della sanità italiana restano invariate: lunghe liste d’attesa e cronica mancanza di personale, che si aggravano nel periodo estivo. Nonostante ciò, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) continua a non utilizzare adeguatamente i 25mila medici specializzandi disponibili, preferendo, invece, pagare ingenti somme ai medici a gettone. Dal 2018, grazie al decreto Calabria, gli specializzandi possono essere assunti con contratti a tempo determinato e part-time negli ospedali dove completano la loro formazione. Tuttavia, solo 2-3mila sono stati assunti. Università e scuole di specializzazione frenano.
Nonostante la norma volesse facilitare le loro assunzioni, recentemente una circolare del Ministero dell’Università, interpretando una disposizione del decreto Pnrr del marzo scorso (Dl 19/2024), ha reintrodotto l’esame di fine anno per gli specializzandi. Questo ha suscitato proteste tra gli specializzandi e le loro associazioni, raccolte da esponenti politici come l’assessore alla Salute della Lombardia, Guido Bertolaso. Le trattative sono in corso e si prospetta un possibile compromesso che separi le valutazioni pratiche da quelle teoriche, riducendo gli ostacoli burocratici per l’assunzione degli specializzandi. La ministra Anna Maria Bernini potrebbe annunciare questi aggiustamenti oggi durante il question time alla Camera.