In Italia, i piccoli comuni stanno affrontando un vero e proprio incubo nell’implementazione del PNRR, con la piattaforma Regis della Ragioneria generale che si presenta come una complessità unica. I tempi di caricamento delle pratiche risultano lunghi, e gli aggiornamenti spesso causano il reset di tutti i documenti, obbligando a ricominciare da capo. Per far fronte a questa problematica, molti comuni hanno dovuto incaricare personale esterno, a spese del bilancio ordinario, inaspettatamente impegnato nella gestione di rendicontazioni complesse. L’Italia, per la sua maggior parte, è costellata di piccoli comuni, ben 5.500 con meno di cinquemila abitanti su un totale di 7.900. Il successo del Pnrr nei prossimi anni è cruciale per queste realtà, che vedono nel Piano la possibilità di rifacimento delle strade, riqualificazione di edifici, efficientamento energetico, interventi sociali, edilizia scolastica, digitalizzazione dei servizi, impianti sportivi e messa in sicurezza del territorio. Il vero banco di prova per i comuni sarà il 2024, quando dovranno partire le opere effettive. Tuttavia, il problema principale attuale è la risoluzione del definanziamento, poiché molti sindaci hanno già iniziato a spendere per le opere, ma si trovano ora con problemi di cassa. Nei piccoli comuni, attendere un anno prima di ricevere i rimborsi da Roma è impraticabile, e ciò potrebbe portare al default o alla rinuncia agli interventi. Il presidente di Uncem, Marco Bussone, sottolinea che la principale difficoltà del Piano risiede anche nella mancanza di bandi che rispondano alle reali esigenze del territorio. Le linee progettuali, pensate su larga scala, spesso non tengono conto delle differenze geografiche, ambientali e architettoniche del Paese, costringendo i comuni a spendere i fondi senza soddisfare appieno le necessità locali. Ulteriori sfide includono la scarsa flessibilità nei bandi e la carenza di personale specializzato. |