Ritardi fisiologici e difficoltà attuative a livello amministrativo nella spesa dei fondi di coesione potrebbero compromettere l’attuazione del PNRR

Secondo la «Relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate», appena trasmessa dal Governo al Parlamento, la somma delle programmazioni 2007-2013 e 2014-2020, considerando anche i fondi nazionali, equivale a 206,3 miliardi frammentati in 1,7 milioni di progetti. Al 31 dicembre 2021, i pagamenti ammontavano a 94,4 miliardi vale a dire il 45,8%. Entro il 2023 ci sono da spendere oltre 30 miliardi della programmazione 2014-2020. Una parte del ritardo viene giudicato dalla Relazione come “fisiologico in ragione dei tempi di attuazione degli interventi che distendono gli effetti contabili su diversi anni, oltre la scadenza di ciascun ciclo di riferimento”. Un’altra parte – si riconosce però – “è dovuta a difficoltà attuative, che peraltro le politiche di coesione condividono con molte altre politiche di intervento in Italia anche per la forte caduta avvenuta nella dimensione degli organici delle amministrazioni pubbliche nel corso dell’ultimo ventennio e su cui nell’ultimo biennio ha fortemente inciso la pandemia”. La tesi è dunque che nelle condizioni attuali la Pa continuerà a fare fatica e accumulare fondi su fondi non basta: “Le risorse finanziarie disponibili non sono da sole sufficienti” e molto del successo degli interventi, si sottolinea, dipende “dall’impostazione programmatica e celerità dell’attuazione”.